Cardy and Ast ~ Demons of paper

  1. Intervista a Uberto Ceretoli, autore di Codex Gilgamesh

     
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    Buonasera a tutti, cari fan!
    Il momento di svelare la sorpresina di cui abbiamo parlato tanto è finalmente giunto!
    Grazie al gentilissimo e disponibilissimo Mauro della Dunwich Edizioni abbiamo potuto intervistare Uberto Ceretoli, autore di un romanzo che a noi di Demons of paper è piaciuto moltissimo: Codex Gilgamesh!
    Ovviamente siamo molto grate anche ad Uberto per averci dedicato un po' del suo tempo ed aver risposto alle nostre domande! In quanto prima intervista siamo molto emozionate e speriamo che l'esperimento, che verrà probabilmente replicato in futuro, possa piacere anche a voi lettori!


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    1. Ciao Uberto! Innanzitutto, grazie per aver accettato l’intervista!
    Cominciamo! Prima di tutto, come ti sei avvicinato alla scrittura? E quali scrittori ti hanno influenzato maggiormente?

    Ciao a voi e ai lettori grazie per lo spazio che mi dedicate. Veniamo alle risposte, dunque. Mi sono avvicinato alla scrittura alle scuole superiori con una serie di corti che non hanno mai visto pubblicazione. Gli scrittori che più mi hanno influenzato sono Ende, Poe, Lovecraft, Rollins.


    2. A quando risale il tuo primo lavoro in assoluto e di cosa trattava?
    Il mio primo lavoro fantastico in assoluto, e parliamo di opere pubblicate, è il racconto Nhiim. Lo scrissi nel per un concorso universitario: arrivai sotto il podio ma primo tra i segnalati. Riedidato l’anno scorso, è ora pubblicato nella raccolta “C’er@ una volta...” edito da Battei (un progetto multimediale che ha visto i bimbi delle scuole medie ed elementari rielaborate i racconti di alcuni scrittori parmigiani). Nhiim è un racconto (scritto in seconda e prima persona contemporaneamente) che narra del furto dei sogni da parte di un negromante ai danni di un villaggio che vive felice e autonomo in un mondo fantastico. Il primo scritto pubblicato però è un articolo di politologia su “La Gazzetta di Parma”.


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    3. Parliamo del tuo ultimo romanzo, Codex Gilgamesh. Da cos’hai preso ispirazione per un romanzo così inusuale?
    È partito tutto da Eudora, ovvero da una foto della protagonista di un videogame che ho rielaborato. Sono seguite letture estemporanee di testi storici e di teorie più o meno diffusioniste, accettate o alternative. “Omero nel Baltico” di Vinci e alcuni libri di Zitchin hanno fornito i tasselli di un mosaico che diveniva sempre più vasto e complesso. Ho letto l’epica di Gilgamesh e mi stuzzicava l’idea dare fondamenta extraterrestri alla teoria creazionista. Ho pensato a resuscitare Gilgamesh e chi meglio del dottor Frankenstein poteva farlo? Poi è nato Kentigern, per gestire con un personaggio le parti archeologiche. Piano piano ho trovato altri personaggi, eventi e, dopo aver scelto il genere e il periodo di ambientazione, tutto è venuto di conseguenza.


    4. Hai usato molte figure più o meno storiche, ma comunque molto conosciute e in un certo senso amate. Ti ha spaventato inserire simili personaggi, pur rischiando di stravolgere l’idea comune che si ha di loro?
    Questo è un aspetto che non avevo considerato. Il genere steampunk consente di alterare la realtà storica e questo mi ha concesso di portare la trama e i personaggi dove volevo. Ho tentato di essere il più fedele possibile alla storia ma, ad essere davvero sincero, il pensiero di stravolgere le idee comuni non mi ha influenzato in alcuna maniera.


    5. Fra i personaggi presenti in Codex Gilgamesh, uno dei nostri preferiti è Jumpin’ Jack e siamo state contente che gli sia stato dato tanto spazio. È tuttavia una figura del folklore inglese poco conosciuta qui in Italia e che sicuramente desterà l’interesse di molti grazie al tuo romanzo. Cosa ti ha affascinato tanto di questo personaggio da decidere di inserirlo in modo tanto corposo nel libro?
    JJ è spuntato per caso, mentre ricercavo informazioni sui miti del periodo vittoriano. Mi ha intrigato subito e ho cercato più informazioni possibili perché mi occorreva un cattivo, uno vero, perché Frankenstein non è quel concentrato di pura malvagità che doveva occuparsi dei lavori sporchi. Oltre a questo, JJ non vantava una tradizione letteraria alle spalle.


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    6. Codex Gilgasmesh ci è piaciuto molto, ma abbiamo avuto l’impressione che i personaggi più originali siano quelli maschili, mentre le controparti femminili ci sono sembrate un po’ troppo legate allo stereotipo della femme fatale. È stata una scelta stilistica o involontaria?
    Ci sono due personaggi femminili (Brenda la tralascio, non per cattiveria ma perché la parte che ha nell’opera è minima). Cominciamo da Cleopatra, che è stata tratteggiata sulle (poche) informazioni storiche che sono state lasciate dai romani (che per giunta la odiavano); ha un ruolo importante ma non le ho dato lo spazio che avrebbe meritato per non alterarne troppo la figura. Cleopatra vorrebbe essere manipolatrice di uomini ma infine risulta a sua volta manipolata da Frankenstein. È verosimile, non lo è? Chi è veramente Cleopatra? Non credo che se poneste questa domanda a diversi storici vi darebbero la medesima risposta. In sostanza, Cleopatra è come la vedevano i romani. Nell’economia della narrazione non volevo andare oltre.
    Veniamo a Eudora, un personaggio di pura fantasia. Eudora ha madre gallese (come accenna in una battuta) e in quel periodo il Galles veniva affamato dall’Inghilterra, i bambini spingevano i carrelli nelle miniere e le bambine finivano a prostituirsi nelle grandi città. La donna nell’età vittoriana veniva nella maggior parte delle famiglia concepita come proprietà del marito. Eudora cresce in questo contesto. Diventa una cacciatrice di Sua Maestà, quindi una sorta di agente segreto la cui funzione è raggiungere un risultato, indipendentemente dai costi. “Il fine giustifica i mezzi” tanto caro a Machiavelli rappresenta il modus operandi dei cacciatori ed Eudora è ciò che un agente segreto nell’epoca vittoriana avrebbe potuto essere: è una donna cosciente della propria bellezza e che non esita a sfruttarla, è violenta, opportunista e a tratti ipocrita. Ma è così che doveva essere. Se fosse stata una donna indipendente, generosa, cosciente delle contraddizioni del sistema e dotata di spirito critico sarebbe diventata una suffragetta, non una cacciatrice. Mi preme aggiungere che non è un personaggio positivo. E non lo è in virtù di ciò che rappresenta: Eudora è la personificazione di Albione. Eudora è il regime vittoriano. È imbellettata, affascinante, educata, raffinata, concupiscente, ma è arida dentro. La società vittoriana di quei tempi era l’esempio da seguire ma era ricca di contraddizioni: la cultura profusa da Londra, dai circoli, dai laidi massoni (come dirà Frankenstein quando le parlerà) era possibile in virtù dei bambini che morivano nelle miniere del Galles e dagli schiavi di tutto l’Impero. Eudora è tutto questo. È il Leviatano di Hobbes e non poteva che essere come l’ho presentata. Il fatto che Eudora sia il personaggio che occupa maggiormente la scena e che operi tra i buoni trae in inganno. Ma è voluto anche questo. In Codex Gilgamesh c’è più di quel che ho scritto.



    7. Ultimamente si trovano molto facilmente romanzi urban fantay o young adult. Lo steampunk è un filone letterario poco noto e non molto produttivo. Perché proprio questa scelta? Da cos’è derivata?
    Volevo scrivere qualcosa al di fuori del fantasy classico nel quale mi ero cimentato con la trilogia iniziata da Il Sigillo del Vento. La fantascienza e il romanzo storico sono per adesso troppo impegnativi e lo steampunk come genere mi ha sempre attratto (ricordo con piacere le opera fumettistiche di Alan Moore e quelle cinematografiche di Miyazaki). La possibilità di giovare dell’ucronia si adeguava perfettamente all’opportunità di inserire personaggi come Frankenstein e di utilizzare tecnologia futuristica per l’epoca. Era il giusto mix tra fantascienza e romanzo storico.


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    8. Torniamo un attimo ai personaggi. Ce ne sono moltissimi e veramente per tutti i gusti! Quali fra questi però senti più tuo e quali invece hanno scatenato meglio la tua fantasia?
    Kentigern Gordon è il personaggio che sento più mio perché è quello che ho creato da zero facendo esattamente ciò che volevo. Anche Eudora è una mia creazione ma lei era legata al suo ruolo e non potevo tratteggiarla psicologicamente al di fuori di questo. Kentigern è poi il vero protagonista della storia, è il personaggio che deve affrontare i propri difetti e le difficoltà, è un ragazzo che cresce nell’affrontare le avversità, nonché una pedina senza la quale la narrazione salterebbe. È lui che viene sballottato tra i diversi personaggi e tra ciò che rappresentano. Viene attratto da Eudora, che rappresenta il Leviatano, lo Stato Nazionale, il Potere; viene attratto da sir Loftus, che rappresenta la Scienza, la Cultura, l’Intelligenza, tutte incompatibili con il Leviatano perché apolitiche, anazionali; viene attratto infine anche da Frankenstein, che rappresenta l’autoreferenzialità, l’autarchia, il rigetto del Potere.
    Jumpin’ Jack è quello che ha scatenato di più la mia fantasia perché anch’esso in buona parte è una mia creatura: il fatto che da piccolo fosse picchiato dalla madre, che poi fosse stato abbandonato, e tutti gli altri tratti caratteriali sono stati i momenti creativi più appaganti. Lo stesso vale per il suo rapporto con gli altri personaggi, a tratti duro, a tratti scanzonato.
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    Anche Leonardo mi è piaciuto: la sua grandezza sta nell’aver scoperto che il processo di rianimazione di Frankentein non riporta in vita chi è morto ma un individuo con i ricordi di chi è deceduto; Leonardo capisce di essere un uomo imbrigliato dai ricordi di un altro.



    9. Il romanzo contiene un’approfondita ricerca storica e non solo che rende l’opera stessa completa e più coinvolgente. Questo però quanto ha influito sul compimento del romanzo? Quanto, cioè, ti ha impegnato questa ricerca? Hai anche fatto riferimento a luoghi reali, hai avuto la possibilità di visitarne qualcuno per ampliare il tuo studio sulle ambientazioni di Codex Gilgamesh?
    La ricerca storica ha guidato tutta la creazione del romanzo. Ho ricercato le cartine dell’epoca, di Londra e di Rotterdam, per esempio. Quando cito una via o un indirizzo è perché ho controllato di poterlo utilizzare in quel contesto: una strada con edifici opulenti era tale, un quartiere flagellato dalla povertà era tale. Certe battute di Loftus sono citazioni dalla sua opera (che ho reperito e letto in parte). Dove non ho trovato informazioni o dove la narrazione lo richiedeva ho invece disatteso i fatti storici. Per esempio l’albergo di Rotterdam è reale ma posteriore di alcuni anni. La tomba di Gilgamesh è dove l’hanno trovata qualche anno fa, la tomba di Cleopatra era nel sito che le ipotesi danno come più attendibile. La ricerca ha poi aperto molte porte, svelando personaggi o fatti che ho dovuto inserire. È il caso di Tesla e di tutta la parte che lo riguarda. Faccio l’esempio del direttore del British Museum, Thompson. Ho ricercato dove si trovavano i Codex di Leonardo e le tavole dell’Epica di Gilgamesh: saputo che erano al British ne ho ricercato il direttore dell’epoca, trovata una foto e qualche informazione bibliografica e caratteriale ero pronto per inserirlo.
    Riguardo allo studio sul campo è avvenuto prima: per esempio ho visitato il castello dove vive Kentigern, che è in Irlanda però e non in Scozia, sono stato al circolo dove Kentigern rileva i petroglifi (inesistenti) ma che si trova davvero tra Inverurie e Aberdeen, nonché la città e i college di Cambridge.



    10. Dopo tutto questo lavoro, attualmente sei impegnato su qualcos’altro? Un romanzo o una raccolta di racconti? Puoi darci qualche piccola anteprima?
    A breve deve uscire la raccolta Horror Storitelling, di Watson, che contiene un mio racconto steamfantasy. Ho vari progetti in cantiere, un romanzo epico che riscrive in chiave nordica un mito greco e uno steam-fantasy che ho appena iniziato. C’è però un romanzo epico (che tratta di un mito greco) che è attualmente in cerca di editore. Gli impegni non mancano insomma.


    11. Siamo finalmente giunti alla fine dell’intervista! E volevamo ringraziarti, Uberto, per esserti preso un po’ di tempo per rispondere alle nostre domande e speriamo che tu ti sia divertito quanto ci siamo divertite noi!
    Un grazie a voi per l’opportunità e un grazie anche per la doppia recensione. Colgo l’occasione per farvi i complimenti perché tra tutte quelle che ho letto in rete, voi siete le uniche ad aver dedicato a Kentigern lo spazio che merita.
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